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Fassina (Pd): “Va cambiata l’agenda economica. Le richieste di statali e Polizia non sono ricatti”

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FASSINA“Confermare il governo ma cambiare l’agenda economica”. Una dichiarazione d’intenti che certo non farà piacere al tandem Renzi-Padoan, ma sul piano politico c’è di più. C’è  la nuova battaglia della minoranza dem guidata da uno Stefano Fassina, ex viceministro e parlamentare Pd, quanto mai tonico e determinato a riscrivere l’agenda di Via XX Settembre con una serie di mosse parlamentari e non. A Intelligonews svela il suo “piano”.

Un emendamento per cancellare il pareggio di bilancio in Costituzione sul quale converge Sel, una raccolta di firme contro il fiscal compact. Dove vuole arrivare Stefano Fassina?

«Per la verità c’è una terza iniziativa, ovvero una mozione per discutere in parlamento delle privatizzazioni e utilizzare i proventi eventuali per finanziare politiche industriali. Stefano Fassina e gli altri che insieme a me portano avanti queste proposte, vogliono contribuire a cambiare l’agenda di politica economica che ha dominato in questi anni e che produce stagnazione, disoccupazione e aumento di debito pubblico».

Ma così sta dicendo che l’agenda economica di Renzi e Padovan non va.

«Se la legge di stabilità persegue gli obiettivi indicati dal premier l’altro giorno in un’intervista, ovvero i 20 miliardi di tagli alla spesa e un intervento per sul mercato del lavoro per cancellare l’articolo 18, torniamo all’Agenda Monti e quindi non funziona e va corretta. In questi anni ci sono stati quattro governi diversi ma si è tenuto la stessa agenda economica. L’obiettivo è confermare il governo ma cambiare l’agenda economica».

Blocco degli stipendi degli statali. Come valuta la posizione del governo?

«Penso vada corretta l’impostazione che è stata data nel rapporto tra il governo e i lavoratori e le lavoratrici della Pa. Proprio perché bisogna portare avanti riforme ambiziose, occorre discutere con i lavoratori e con chi li rappresenta. Ovviamente, nessuno sente nostalgia degli ammuffiti rituali di Palazzo Vidoni, dopodichè l’alternativa non può essere l’invio di una mail. Non è stato utile fare promesse e poi brutali marce indietro; ora credo che il governo dovrebbe aprire un confronto con le rappresentanze dei lavoratori e delle lavoratrici pubblici a affrontare i nodi della riforma, ovviamente senza nessuna attribuzione di potere di veto agli interlocutori, bensì aprendo un confronto sui rinnovi contrattuali».

Come?

«Cominciando ad esempio dalla riorganizzazione del lavoro per arrivare a una conclusione che, con gradualità e un approccio innovativo premiale, porti ai rinnovi contrattuali pur all’interno dei vincoli di finanza pubblica».

Eppure la linea del governo è ferma: la Madia dice che non si possono fare promesse che non si è in grado di mantenere e il sottosegretario Rughetti (Pd) conferma il blocco dei rinnovi contrattuali.

«Penso che, invece, vada aperto un confronto e discussi i nodi della riforma avviando al tempo stesso il percorso per il rinnovo contrattuale. I nostri sindacati hanno sempre dimostrato grande senso di responsabilità. Di fronte a un paese che ha perso 10 punti di Pil, in stagnazione e dentro a uno scenario di deflazione comprendono bene i vincoli; questo non vuol dire che non si possa arrivare a un rinnovo che con gradualità e anche con meccanismi innovativi porti allo sblocco».

Da un lato il bonus di 80 euro agli statali dall’altro il blocco dei contratti: non rileva una contraddizione di fondo?

«Il punto è che la coperta è molto corta, sono state fatte promesse ai lavoratori pubblici e a quelli del comparto sicurezza e adesso i conti non tornano».

A proposito di sicurezza, come legge la clamorosa iniziativa annunciata dalle rappresentanze sindacali delle forze dell’ordine contro il blocco degli stipendi? Uno sciopero generale della divise non c’è mai stato nella storia della Repubblica.

«Anzitutto si deve aprire un confronto anche con loro: hanno esigenze vere che vanno ascoltate e prese in considerazione».

Renzi è pronto ad ascoltarli ma dice no ai ricatti.

«Non mi pare che le richieste degli operatori del comparto sicurezza siano ricatti; è da tanto tempo che esiste un  malessere profondo tra gli uomini e le donne delle forze dell’ordine che lavorano in condizioni difficili, spesso con straordinari non pagati e con mezzi che non sono adeguati ai loro impegni quotidiani. Anche qui va aperto un confronto e vanno trovato con la gradualità e dentro i vincoli di finanza pubblica gli spazi per operare. Ricordo a tutti che c’è una posizione della commissione Difesa della Camera che propone il dimezzamento del programma sugli F35: si possono recuperare risorse su quel versante per cominciare a dare risposte ai lavoratori del comparto Sicurezza e Difesa, oltre al Pubblico impiego».

Bersani dice che Renzi premier e leader del Pd non è una buona cosa e il suo sembra quasi un aut aut. Condivide?

«Non credo si tratti di un aut aut, non è nello stile di Bersani. Tuttavia, mette in evidenza un problema vero: è utile al governo ed è utile al partito che ci sia una distinzione di ruoli. E un partito che ha maggiori spazi di autonomia nella discussione, aiuta il governo a fare meglio».

Civati nell’intervista a Intelligonews dice che sulla cancellazione del pareggio di bilancio dalla Costituzione di essere più cauto di lei perché si tratta di materia scivolosa ma che se la questione viene discussa nel partito, è disponibile a parlarne. Un’apertura a metà?

«Siamo consapevoli della delicatezza della questione e siamo anche consapevoli che la svalutazione del lavoro porta all’aumento del debito pubblico. Quindi è necessario correggere la rotta e soprattutto, è necessario riportare la politica sul terreno dell’economia. Il senso profondo dell’iniziativa referendaria sul fiscal compact è questo: uscire dalla subalternità che anche la sinistra ha avuto a sposare la tesi che l’economia fosse solo materia tecnica, dei tecnici e riaprire la politica alla partecipazione dei cittadini sul terreno dell’economia».


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